giovedì 20 novembre 2008

Europa e Società civile


Il 13 ottobre si è tenuto all’Università Cattolica un convegno dal titolo “Istituzioni comunitarie e società civile. In dialogo per l’Europa”, riguardante l’omonimo saggio di Vincenzo Cesareo e Fabio Introini. Dalla discussione è subito emerso come sia difficile definre la società civile che, se in Italia nella prima Repubblica era costituita da sindacati e partiti politici, oggi è tutto fuorchè questo. Difficile è poi pensarla ora a livello europeo perché mancano sindacati e associazioni reali a questo livello, mentre vengono formate alleanze di elementi nazionali per indirizzare la politica europea in una certa direzione. Le vere realtà europee, come Medici Senza Frontiere, sono a vocazione internazionale, non europee come finalità, solo adesso si sta discutendo lo statuto di associazione europea. Riguardo all’elaborazione di questo studio è stata evidenziata una carenza di studi sociologici riguardanti l’Unione Europea e questo è sintomo di un problema molto grave per le istituzioni europee. A giudizio delle persone a cui sono state rivolte domande per la realizzazione di questa ricerca, la Commissione manca di legittimazione popolare perché non è eletta direttamente dai cittadini, a differenza del Parlamento. I componenti della società civile vengono pensati dalla Commissione come destinatari dei messaggi recepiti, che devono trasmettere ad altri. Nei documenti che elabora, la società civile viene quindi vista in un’ottica comunicativa, e gli sbagli effettuati nella strategia di comunicazione vengono percepiti come errori di comunicazione. In realtà la società civile è anche coscienza critica delle istituzioni, che formula critiche e suggerimenti. L’organo destinato alla comunicazione è il CESE (Comitato Economico e Sociale Europeo), che ha proprio l’obiettivo di creare un ponte tra le istituzioni europee e la “società civile organizzata”. Il problema di questo ente è che non ha però una leadership chiara e ha il difetto che i suoi membri vengono nominati dai governi nazionali. Il problema di comunicazione è in Europa molto grave, specialmente in paesi come l’Italia, la gente si attende di essere informata sul lavoro delle istituzioni europee, i canali di comunicazioni però non la raggiungono e si crea quindi sfiducia e impopolarità verso un mondo che viene visto come lontano e autoreferenziale. I cittadini denunciano quindi un’opinione critica dei media, che esagerano il ruolo negativo delle istituzioni europee, fonte di spese e ostacolo della politica nazionale, mentre i grandi dibattiti sulla politica europea vengono trattati nei telegiornali solo superficialmente o non vengono trattati affatto, perché visti come secondari rispetto alla politica nazionale. Altri elementi che emergono dalla ricerca sono l’egemonia dei pochi e l’influenza delle lobby presente nelle istituzioni, e l’esistenza di grandi organismi di cui non si comprende il ruolo. L’elemento di più grande impatto per l’europeizzazione è sicuramente il progetto Erasmus, che la gente auspica venga applicato anche a diversi destinatari, la Corte di Giustizia europea è, poi, diventata l’organo di giustizia ultimo nella vita delle persone, ed è vista anche come difensore da quella nazionale, sono queste le realtà europee che vengono vissute dai cittadini. Da un sondaggio è emerso che solo una minima parte della popolazione europea sa che l’anno prossimo si terranno le elezioni, il lavoro che sta svolgendo l’Europa ora è un’azione verso i media al ivello regionale e lo sviluppo di strumenti per una maggior partecipazione, come gli uffici Europe Direct. Fondamentale è, però, che entri in vigore il Trattato di Lisbona, esso contiene, infatti, forti elementi di cambiamento e rafforzamento delle istituzioni e dedica, per la prima volta, un intero paragrafo alla partecipazione.



Alessandro Zunino

Nessun commento: