martedì 9 dicembre 2008

NATALE, UN ESEMPIO D’ INTEGRAZIONE

Se cercate “Natale in Europa” su Google, troverete molti siti che parlano di come si celebra il 25 dicembre nei vari Paesi d’Europa e del mondo. Sarà sufficiente la rapida lettura di qualche pagina e scoprirete che, fatta eccezione per qualche piccola differenza tra le diverse località, dalla Finlandia alla Grecia il Natale si festeggia allo stesso modo in tutto il mondo: Messa, regali e pranzo ultracalorico. È dunque vero ciò che spesso si dice: che il Natale, in un mondo sempre più globalizzato e sempre meno religioso, non è più la celebrazione della nascita di Cristo ma il trionfo del consumismo, che ha appiattito tutte le tradizioni locali trasformandole in una scusa per acquistare regali e, quindi, spendere? O c’è un’altra spiegazione per il fatto che in tutto l’occidente milioni di individui il 25 dicembre trascorrano la giornata seguendo gli stessi riti?
La risposta va ricercata nelle origini della festa. Infatti, la cosa probabilmente sorprenderà coloro che al giorno d’oggi si riconoscono in valori nazionalistici e xenofobi, le tradizioni natalizie sono un esempio incredibile di integrazione di culture e leggende provenienti da luoghi e tempi molto diversi tra loro. Non intendo scrivere la storia del Natale. Piuttosto prenderemo come esempio di questa commistione di culture la figura di Santa Claus. Il signore alto e grasso, dal viso incorniciato da una folta barba bianca non è, come si potrebbe credere, il prodotto dell’interesse di qualche multinazionale che cerca di sfruttare una festa millenaria per aumentare i propri ricavi, e non è neanche una leggenda importata nei Paesi cattolici dal nord dell’Europa. In realtà Babbo Natale nasce nel III secolo d.C. a Patara, in Anatolia. Qui viveva infatti San Nicola, vescovo di Mira, che è diventato Babbo Natale grazie a una leggenda cristiana, una poesia statunitense e la matita di un illustratore tedesco.
La leggenda narra di un nobiluomo molto credente, con tre figlie in età da marito, il quale, a causa dei rovesci della fortuna, non poteva assicurare una dote a nessuna delle fanciulle, che rischiavano così di restare zitelle. San Nicola decise di correre in suo aiuto e una notte lanciò, attraverso una finestra aperta del malandato castello in cui viveva l’uomo, un sacchetto di monete d’oro: la dote per la prima figlia. La notte successiva il miracolo si ripeté, e anche la seconda fanciulla fu accontentata. Ma la terza notte la finestra era chiusa: San Nicola non si perse d’animo, si arrampicò agilmente sul tetto e gettò il sacchetto nel camino. La mattina seguente la famiglia trovò le monete d’oro nelle calze appese ad asciugare vicino al fuoco.
La leggenda che Santa Claus abiti al Polo Nord e che per trasportare ovunque i suoi doni utilizzi una slitta trainata da renne si spiega con la diffusione del culto di San Nicola in molti Paesi nordici e, anche, con il fatto che l’inverno fa da cornice alle festività natalizie. In origine, s’immaginò che Santa Claus guidasse una slitta con una sola renna, ma nel 1823 Clement C. Moore scrisse una poesia intitolata A visit from St. Nicholas, che descrive il santo a bordo di una slitta trainata da otto renne, ciascuna chiamata per nome. La poesia divenne talmente popolare da fissare per sempre questa immagine della fantasia collettiva e ispirare Thomas Nast, cittadino statunitense emigrato dalla Germania e noto illustratore politico, che per primo disegnò Babbo Natale come un vecchio gioviale e rubicondo. Ma anche il vestito di Babbo Natale è da ricondurre a San Nicola: il mantello e la mitra vescovili del Santo si sono trasformati nella tunica rossa bordata di pelliccia e nel famoso cappello a punta, mentre la barba bianca è la stessa di Nicola, quale la si vede nei dipinti degli antichi mosaici. E, per concludere, anche il nome Santa Claus non è altro che la derivazione dal latino Santus Nicolaus.
In conclusione penso che, chi oggi rivendica la purezza delle proprie radici e, di conseguenza, rifiuta di integrarsi con le altre popolazioni opponendosi così all’idea di convivenza che sta alla base dell’Unione Europea, dovrebbe studiare un po’ meglio l’origine di quelle stesse radici culturali di cui va tanto fiero. E, perché no, potrebbe farlo proprio partendo da qualche leggenda suggestiva e divertente come quelle che hanno dato origine al Natale, una delle feste più internazionali del mondo.


Enrico Sbolli

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