sabato 24 gennaio 2009

ITALIANS DO IT WORST


Un egemonia lunga quasi trent’anni, in Italia chi comanda le classifiche musicale è un sparuto gruppo di artisti che proprio non ne vuole sapere di andare in pensione.
Ma non è certo esclusivamente colpa della loro cupidigia, in parte la carenza di novità di un settore volutamente lasciato in disarmo, ha fatto in modo che le novità introdotte di anno in anno potessero essere davvero poche, tanto che se si confrontano le classifiche ufficiali degli ultimi 20anni i nomi son sempre gli stessi e pochissime band si sono aggiunte. Questo per quanto riguarda il mercato nazionale, negli altri paesi europei affianco dei vari “dinosauri” nazional-popolari vi è un sottobosco fitto e fresco di band musicali, tendenze e generi che inquinano le chart di ogni tipo.
Forse la mancanza di una cultura musicale, spazi ridotti, gestori dei locali improponibili, regole severe e i lunghi tentacoli della SIAE hanno pesantemente influito sulla carenza di progetti freschi made in Italy. Il risultato è che siamo la nazione delle cover bands; le uniche che riescono a suonare nei locali italiani son quelle band che scimmiottano i grandi nomi italiani e non. E così Vasco Rossi, Ligabue, la Pausini, Tiziano Ferro e Subsonica riescono a penetrare ovunque lasciando le briciole al resto. Gli eventi più importanti di musica indipendente italiana faticano a sopravvivere, in parte perché le autorità comunali e para statali hanno una percezione della musica che si ferma a Patty Pravo in parte perché non vi è un grandissimo interesse in materia, le classifiche italiane rispecchiano il gusto dei giovani( sigh) che rimangono fortemente ancorati al passato e poco propensi a nuovi progetti che non siano sapientemente già confezionati da emittenti televisive e radio. E’ come se l’underground italiano fosse stato spazzato via, gli ultimi dieci/quindici anni ne sono l’esempio vivido. Le micro realtà combattano una guerra abbastanza impari dove gli aiuti scarseggiano e il disinteresse è molto alto. In genere molte di queste si appoggiano al grandissimo valore che la musica ha in paesi come la Gran Bretagna e Germania. Pensare che Mario Biondi prima di prendere quota qui da noi è stato lanciato sulla BBC in England… Casi del genere non son cosi rari e anzi è il sogno di tanti gruppi italici trovare conforto all’estero dove le difficoltà non mancano ma vi è un rispetto alla base che da noi si è lentamente perso. Probabilmente ci meritiamo San Remo.


Luca Carlo Ceriani

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