sabato 7 febbraio 2009

LE INCAPACITA' EUROPEE NELLA CRISI DI GAZA



Il governo israeliano ha iniziato l’operazione “piombo fuso” contro Hamas in
un momento di transizione della politica globale, con il passaggio di consegne
alla Casa Bianca tra Bush ed Obama, e con il cambio alla presidenza di
turno dell’Unione europea tra la Francia di Sarkozy e la Repubblica Ceca del
presidente Klaus e del primo ministro Topolànek.
L’azione lampo israeliana nei territori palestinesi, ha rotto il coro delle voci
dei governi europei, che si erano intonate, sotto la guida del maestro
d’orchestra Sarkozy, ottenendo risultati mai visti in passato, come la trattativa
con la Russia per il ritiro delle truppe dalla Georgia. Ed in effetti, fino a
quando il Presidente francese ha retto il timone, si era giunti ad un piano
europeo concordato dai 27 governi riuniti in Dicembre a Parigi, con la
richiesta ad Israele e ad Hamas di un cessate il fuoco permanente, con
l’accesso agli aiuti umanitari per i bisognosi ed una richiesta della riapertura
della trattativa di pace.
Lo scenario è totalmente cambiato con il passaggio di consegne tra Sarkozy e
Topolànek. Nell’assurdo gioco a turno del semestre di presidenza, in uno
dei momenti più tragici della crisi israeliano-palestinese, è “capitata” la
presidenza dell’Unione, ad un governo con pochissima esperienza internazionale,
che negli ultimi anni si è dichiarato fieramente euroscettico, preferendo
sempre i rapporti con Washington a quelli con Bruxelles. Ed infatti
hanno suscitato tetro stupore, le prime affermazioni di Topolànek su Gaza:
“l’azione di Israele è difensiva e non offensiva”.
Tali dichiarazioni hanno provocato uno scoramento nell’azione europea, che
si è divisa in due: da una parte le istituzioni europee, guidate dalla Cechia e
da Javier Solana, dall’altra la Francia di Sarkozy e di Kouchner. Entrambi
hanno parlato, nei vari vertici che si sono conseguiti, a nome europeo,
aumentando la confusione nella trattativa per il cessate il fuoco. Si è arrivati
al punto che la voce più intraprendente per l’Europa è stata quella di Abu
Mazen, presidente dell’ANP, che ha chiesto una forza d’interposizione
internazionale tra Gaza ed Israele, con guida Europea, sul modello della
missione Unifil in Libano.
Mentre la Presidenza dell’Unione, è rimasta in una situazione di stasi, la
Francia, insieme al Presidente egiziano Mubarak, hanno proposto un piano
per il cessate il fuoco tra israeliani e palestinesi, seguito da una serie di rapidi
incontri bilaterali da tenersi in Egitto, al fine di concordare una tregua più
consistente, con l’apertura immediata di un corridoi umanitario tra Gaza e
l’Egitto. A tale proposta, portata avanti con fermezza, si sono accodati gli
Stati Uniti, l’Onu e l’Unione Europea.
Mentre la Presidenza dell’Unione, è rimasta in una situazione di stasi, la
Francia, insieme al Presidente egiziano Mubarak, hanno proposto un
piano per il cessate il fuoco tra israeliani e palestinesi, seguito da una serie
di rapidi incontri bilaterali da tenersi in Egitto, al fine di concordare una
tregua più consistente, con l’apertura immediata di un corridoi umanitario
tra Gaza e l’Egitto. A tale proposta, portata avanti con fermezza, si
sono accodati gli Stati Uniti, l’Onu e l’Unione Europea.
La fermezza egiziana è riuscita a mandare in porto l’operazione, ed il 17
Gennaio Israele ha firmato il cessate il fuoco unilaterale, seguito il 18 da
Hamas. Si conclude così una guerra costata oltre mille vittime tra la
popolazione civile, che non ha indebolito né militarmente né politicamente
Hamas, e che non ha dato sicurezza alla popolazione israeliana.
Ma la vera lama che ha rotto il nodo gordiano del conflitto in armi è stata
la proclamazione di Obama a presidente degli Stati Uniti: mentre a Washington
si svolgeva la cerimonia, gli ultimi thank israeliani uscivano da
Gaza. L’esercito di Davide si ritira, quasi in segno di omaggio al 44esimo
presidente degli Stati Uniti. Quest’ultimo , saggiamente, ha effettuato la
prima telefonata dallo studio ovale al presidente palestinese Abu Mazen,
segnando implicitamente una volontà di cambiamento nelle relazioni USA
-Medio Oriente.
E l’Unione Europea? E’ totalmente scomparsa dalla scena, schiava di una
Presidenza debole, obbligata da trattati che non le danno la possibilità di
esprimersi con una vera leadership internazionale, ed incapace di guardare
avanti nel processo di processo di integrazione.
Un primo passo avanti sarebbe l’approvazione del Trattato di Lisbona,
che finalmente crea la figura del “Presidente dell’Unione Europea” indipendente,
non più scelto a turnazione tra i Presidenti degli Stati membri.
Ma a mio avviso questo non è ancora abbastanza: non è sufficiente avere
un Presidente, se questo non può portare avanti un’unica politica estera.
Non si può vivere con la speranza che vengano portate avanti politiche
estere comuni, unicamente grazie al caso o ad una leadership occasionale,
come nel caso della soluzione georgiana o della missione Unifil.
Urge la necessità di un Governo federale europeo, che abbia pieni poteri
contrattuali, che abbia la forza di imporre con coerenza il proprio punto
di vista. Dice un detto napoletano: “troppi galli a cantare, non schiara mai
il giorno”, e per l’Europa, questa notte, rischia di diventare sempre più
buia.

Roberto Novelli

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